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simbiotivo tra suono e terra 07 Agosto 2002 - Giornale 'Libertà'
Spettacoli. La rassegna ha confermato attraverso i suoi
cantori tracce di una via dei territori iblei Viaggio simbiotico tra suono e terra In un paesaggio fonte di storia e vita, come Pantalica
I transiti a sud-est della rassegna di musica popolare
acustica e contemporanea curata dall'aretuseo Carlo Muratori
si sensibilizza nella parola chiave di lithos/pietra,
ed è proprio un labirintico percorso di canti lapidei
nel tempo diventano il richiamo per un pubblico attento
alla storia di un realtà popolare, non più
intesa piccola e lontana da un circuito internazionale.
Infatti, grazie a questa idea di Muratori rivive per la
terza volta nel territorio montano ibleo , la simbiosi
di immagini e suoni, un paesaggio che invita il paesaggista
e il naturista attento, turista e non, a scalare le vette
di questi gioielli nascosti, un viaggio nelle viscere
dedaliche della nostra terra, guidati dalla curiosità
di conoscere quelli che noi siamo dentro, quell'io nascosto
da una civiltà urbana e frenetica. Per gli abitanti
,dei siti scelti dove amalgamare poesia e musica, l'ospitalità
è l'essenza della loro realtà isolana, ben
diversa da quella costiera, sicuramente più chiassosa
e metropolitana.
Chi scrive ha percorso la via degli Iblei è ha
maturato, pur nei brevi quattro giorni, una sorta di meraviglia
nel trasmutare la meraviglia delle scenografie barocche
nell'armonia sussurrata del canto popolare, dai gradini
di una chiesa disegnata da architetti ma sicuramente ricostruita
dai maestri- artigiani della pietra, la visione di un
paesaggio fonte di storia e vita, la mitica Pantalica,
dove il canto nelle silenziose e mistiche case di Cassaro
e Ferla ha riordinato quell'armonia perduta, ha ridestato
quel canto come punto d'uninoe tra cielo e terra.
Tutta l'idea mistica del genius loci accade perché
si presenta un carico di intensità sonore, i siciliani
e non che sentono quel flusso migratorio del tempo, da
Sara Cappello, semplice ma carica di una energia femminea,
tipicamente sicula e palermitana, che seguendo il percorso
tracciato da Rosa Balistreri rivive una sua personale
realtà isolana, cantatrice dei suoi brani la Cappello
dialoga con un pubblico attento e appare a volte madre
e in altri casi donna, amante e anche sirena, grazie ai
suoi testi rivive in ognuno di noi il ricordo dell'infanzia
e di un amore perduto, la musicalità della nostra
isola. Sulla stessa lunghezza d'onda si introduce la goliardica
figura di un magico e innovativo cantastorie, Luigi Di
Pino, un monello dell'Etna,
che con la sua immaginifica e magistrale voce incanta
l'ascoltatore e reinventa nel suo animo, il sogno e la
realtà, percorso inscindibile nel narrare in musica,
le fasi di
di un cartone dipinto segnano quel mondo fantastico di
un mondo apparentemente lontano, dalla martire Agata al
giovane emigrato, una presa solo in diretta della storia
civile di un popolo.
Le aggregazioni musicali suscitano sempre un certo interesse
e richiamo di un pubblico giovane e soprattutto interessato
alle band musicali, dagli Gnorri, con la piccola ma energica
Rossella Aliano, che centrifuga il gruppo con una vocalità
forte e melodica, intrigante ed eccessiva, un gruppo che
dal 1999 trasmette e traduce la sonorità sicula
in una realtà contemporanea e giovanile. Un percorso
similare ma intrecciato di culture differenziate, dalla
apparente melodia celtica alle sonorità safardite
ispaniche e alla danza ellenica, i Nakaira che per questo
itinerario ibleo hanno scelto il nome di un vento caldo
del Mediterraneo, superano e valorizzano la poliedricità
della musica etnica, la loro energia vibra nella molteplicità
di suoni e strumenti, dalla diversità delle lingue,
cantate in una uninicità sonora.
Infine, è doveroso ricordare la melodia forte e
audace della vocalità di Carlo Muratori, scheggia
frenetica e passionale di questo percorso di musica e
paesaggio, di cultura rupestre e testimonianze narrate
da voci lontane. Il passaggio di Muratori nella via Iblea
è carico di nuove suggestioni nascoste, dalla cantata
dolce e sussurrata alla tensione quasi tribale di un ritmo
contaminato da etnie differenziate, il suo rivolgersi
ad una lingua del passato con una tensionalità
rivolta al presente rivela un artista carico di energie
primordiali, un uomo avanzato nella sua sicilianità
internazionale, un rinnovarsi perpetuo verso orizzonti
perduti. La sua forte presenza , la comunicabilità
istrionica permettono all'artista, non solo aretuseo,
di vivere un confronto viscerale con altre realtà
musicali e con la difficili tensioni isolane.
Grazie alle amministrazioni montane e a quella provinciale
anche questa rassegna ha confermato attraverso i suoi
cantori le tracce di una via dei territori iblei , un
invito ad essere più presenti e sensibili ai viaggi
del petit tour. Michele Romano